Linee guida e regolamento
Le frequenze 5G sono normate da linea guida internazionali e regolamentazioni per l’esposizione ai campi magnetici. Queste regolamentazioni sono basate sulla revisione di ricerche e pubblicazioni scientifiche nel corso degli ultimi decenni. Le linee guida si applicano al 5G così come per il 2G, 3G e 4G e per le altre tecnologie a radiofrequenze come radio e televisione.
A marzo 2020, a seguito di una revisione dello stato dell’arte delle ricerche disponibili, l’ICNIRP (Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti) ha aggiornato le linea guida internazionali per l’esposizione alle radiofrequenze da dispositivi mobili e reti. Questa revisione conferma che non si rilevano effetti negativi sulla salute umana dall’esposizione alle radiofrequenze dovuto all’uso di telefoni cellulari, incluso il 5G, se l’esposizione rimane sotto quelle stabilite.
Campi elettromagnetici e telefoni cellulari
Secondo il Ministero della Salute, nonostante siano stati effettuati migliaia di studi, come su nessun altro agente o tecnologia, allo stato attuale non ci sono evidenze che le emissioni dei telefoni cellulari e cordless siano pericolose.
No, il Ministero della Salute ha chiarito più volte che gli impianti fissi, come le stazioni radio base e le antenne, forniscono contributi all’esposizione della popolazione che sono di gran lunga inferiori a quelli dei telefoni cellulari. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non c’è nessuna evidenza scientifica che i deboli segnali prodotti dalle stazioni radio base e dalle reti wireless possano provocare effetti nocivi per la salute.
L’unico effetto accertato è il riscaldamento dei corpi: entro i limiti di esposizione di legge, tale riscaldamento per l’uomo è impercettibile, temporaneo e reversibile. L’effetto termico talvolta percepito è più sovente dovuto al riscaldamento delle batterie dei cellulari a contatto con l’epidermide, fenomeno che nulla ha a che fare con i campi elettromagnetici.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), massimo organismo italiano in materia di salute pubblica, non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici per le attuali tecnologie di telefonia mobile di seconda, terza e quarta generazione, e anche per la tecnologia 5G.
L’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente pubblicato (luglio 2019) un rapporto sullo stato degli studi relativi all’esposizione ai campi elettromagnetici nei quali si ribadisce che non emergono nuovi elementi che possano suscitare motivi di preoccupazione sugli effetti a lungo termine e che i principi adottati per proteggere la popolazione a livello internazionale sono validi. Esistono studi della correlazione tra dati storici di utilizzo dei cellulari e andamento delle malattie oncologiche che non supportano una loro correlazione.
Secondo il Ministero della Salute, la classificazione della IARC dei campi elettromagnetici prodotti dai telefoni mobili come "possibilmente cancerogeni per l’uomo" (categoria 2b), avvenuta nel 2011, identifica un sospetto di possibile cancerogenicità, che studi successivi dovranno confermare o smentire. Ricordiamo che alcune sostanze di uso comune, come le bevande alcoliche e le carni rosse lavorate, sono state classificate come cancerogene certe, in classe 1. Sempre secondo il Ministero, le evidenze scientifiche attualmente disponibili, che includono numerosi studi svolti dopo il 2011, tendono a deporre contro l’ipotesi che l’uso dei telefoni cellulari comporti un incremento del rischio di tumori intracranici.
Nel 2011 lo IARC ha classificato l’evidenza epidemiologica relativa al glioma e al neuroma acustico come “limitata” in base ai risultati di alcuni studi, seppure minoritari, e pertanto ha inserito i campi a radiofrequenza nel gruppo 2b tra gli agenti “possibilmente cancerogeni” per l’uomo. Questa classificazione è la più bassa tra le tre categorie per le quali un ruolo dell’agente in studio nella cancerogenesi è ritenuto plausibile. La stessa categoria - che è anche la più numerosa - annovera elementi quali coloranti, talco e sottaceti. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, recenti rassegne degli studi pubblicati successivamente a quella valutazione hanno concluso che l’evidenza relativa al glioma è diventata più debole.
5G
Gli effetti per la salute umana non dipendono dalla tecnologia di trasmissione radio 5G, 4G o 3G, ma dipendono dal livello di esposizione ai campi elettromagnetici, che è vincolato dalla legge, quindi gli effetti del 5G non sono pericolosi, come non lo sono quelli delle tecnologie radio delle generazioni precedenti. I limiti delle potenze sono stabiliti da ICNIRP a livello internazionale, 50 volte sotto la soglia di rischio ed in Italia dalle norme di legge, 5.000 volte sotto la soglia di rischio, ovvero in tutti i casi con margini ben superiori a quelli stabiliti in via di precauzione al livello europeo. A fronte di molte migliaia di studi effettuati a livello mondiale negli ultimi 30 anni, le istituzioni scientifiche internazionali ed italiane non hanno accertato rapporti di causa-effetto tra i campi elettromagnetici della telefonia mobile e la salute umana.
Le competenze sui controlli, per le reti 5G, non cambiano e vedono un ruolo centrale delle agenzie di protezione ambientale (ARPA), che mantengono i registri di tutti gli impianti installati dagli operatori con tutti i parametri di progetto su cui vengono poi effettuate le misure di controllo periodiche. Le tecniche di misura e di valutazione previsionale sono definite in Italia in apposite linee guida edite dal CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) e sono oggetto di continua revisione e aggiornamento per tenere conto delle tecniche trasmissive introdotte dalle nuove tecnologie.
No. La letteratura scientifica sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute è vastissima, grazie a diverse migliaia di studi, di cui gran parte hanno risultati validi anche per il 5G. Tutte le frequenze utilizzate dal 5G, incluse le onde millimetriche, sono già oggi utilizzate in altre applicazioni, quali ad esempio i sistemi di sicurezza negli aeroporti, e ricadono ampiamente all’interno di quelle già studiate e considerate dalle linee guida internazionali.
Il 5G può usare spettri di frequenza tra 3 intervalli principali:
- Sotto 1GHz: per supportare la diffusione della copertura tra zone urbane e rurali.
- 1-10 GHz: per un mix di copertura e capacità. Il nuovo spettro nel 3.5 GHz è utilizzato per i servizi in 5G
- Sopra i 10 GHz: per servizi 5G ad altissima velocità, utilizzando tipicamente ‘small cells’.
Alcune di queste frequenze sono simili alle frequenze della tecnologia mobile in uso oggi come per il 4G. Questo significa anche che con un upgrade non invasivo dell’antenna è possibile utilizzare le stesse strutture utilizzate per il 4G anche per il 5G.
Le onde millimetriche (mmWave) sono onde tipicamente nella frequenza 24-86 GHz, e ad oggi sono utilizzate per i satelliti e connessioni radio punto-punto. In futuro, potranno anche essere usate per fornire connessioni rapide in luoghi particolarmente affollati come stadi, aeroporti, ecc. A queste frequenze, l’energia è assorbita superficialmente dal corpo, soprattutto dalla pelle. Gli effetti di queste frequenze sono stati oggetto di molti studi e altri sono in corso riguardo l’esposizione di onde millimetriche. Le line guida internazionali si estendono anche alla frequenza di 300 GHz e in una recente dichiarazione della Commissione Europea riporta ‘i limiti di esposizione di sicurezza per i campi elettromagnetici previsti a livello EU si applicano a tutte le frequenze utilizzate dal 5G’
Sì, le attuali linee guida internazionali dell’ICNIRP sono applicabili anche alle frequenze 5G. Le line guida di esposizione coprono l’intervallo di frequenze 100 kHz – 300 GHz.
Il database più completo e accurato oggi disponibile (quello di EMF-Portal dell’Università di Aquisgrana) in risposta alla ricerca “millimeter waves” (termine con cui si indica generalmente l’intervallo di frequenze entro cui opera il 5G) riporta ad oggi oltre 1.109 pubblicazioni.
Con l’aggiunta delle trasmittenti 5G, l’esposizione totale delle onde radio rimane molto basso rispetto ai limiti di esposizione internazionali. Potrebbe esserci un lieve aumento localizzato quando il 5G è aggiunto ad un sito esistente o quando viene portata la copertura in una nuova area, tuttavia tutte le tecnologie mobile, incluso il 5G, sono definite per minimizzare la potenza e quindi anche l’esposizione alle onde radio.
I dispositivi 5G sono sottoposti a stringenti test per tutte le frequenze a cui possono operare alla loro massima potenza.
Le ‘small cells’ sono un tipo di stazione base con antenne a bassissima potenza con l’obiettivo di coprire una piccola zona con alti livelli di traffico, come stazioni, centri commerciali, aeroporti, stadi, ecc. Il livello rimane comunque sempre sotto i limiti stabiliti dalle line guida internazionali.
No. Vodafone è sempre alla ricerca del modo più efficiente di utilizzare l’infrastruttura, quindi dove possibile verrà utilizzata l’infrastruttura esistente.
No, sono indicativamente della stessa grandezza di quelle esistenti. Dove possibile verranno aggiunte antenne 5G alle antenne 2G, 3G e 4G esistenti.
Il 5G, come le attuali tecnologie di telefonia mobile di seconda, terza e quarta generazione (2G, 3G e 4G), non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti, per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici. Inoltre, a differenza delle precedenti tecnologie, il 5G utilizza sistemi di antenna Massive MIMO (Multiple Input Multiple Output). Questo fa sì che la potenza elettromagnetica venga irradiata solo dove necessario, cioè in presenza di dispositivi in conversazione o che stanno scaricando dati. Tutto ciò genera un forte selettività spaziale e temporale dell’energia elettromagnetica.
Per approfondimenti:
Istituto Superiore di Sanità, Rischi per la salute connessi ai campi elettromagnetici generati dalle antenne 5G: https://www.iss.it/campi-elettromagnetici/-/asset_publisher/UwU0DLCGD0Yz/content/5g-e-rischi-per-la-salute
Tutti i campi elettromagnetici prodotti da apparecchiature si sommano, ma i livelli ambientali complessivi devono comunque rientrare all’interno dei limiti di esposizione della popolazione previsti dalla normativa italiana. Per questo motivo l’installazione di antenne è regolata e controllata a livello progettuale dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), affinché l’eventuale sovrapposizione di campi elettromagnetici di fonte diversa non superi cumulativamente i limiti massimi consentiti. Al riguardo occorre tenere presente che l’intensità del campo elettromagnetico si riduce molto rapidamente con la distanza dal confine della zona di rispetto non accessibile al pubblico, unico punto dove il campo elettromagnetico può essere pari al valore massimo consentito.
No, questa credenza è frutto di un equivoco. I criteri di progettazione del 5G consentiranno di collegare fino ad 1 milione di sensori per chilometro quadrato, mentre non vi sarà alcuna necessità di installare un simile numero di antenne, che sono apparati radianti a differenza dei sensori.
Le radiazioni ionizzanti (IR) sono radiazioni elettromagnetiche che hanno la capacità di ionizzare, cioè di modificare la struttura degli atomi o delle molecole dei materiali con cui vengono a contatto, provocando in tal modo un’alterazione del loro DNA (con conseguente possibilità di generare forme tumorali). Sono utilizzate in ambito medico nella radiodiagnostica (raggi x) e nella radioterapia. Le radiazioni non ionizzanti (NIR) sono radiazioni elettromagnetiche che non producono ionizzazione, ovvero non modificano la struttura a livello atomico o molecolare. Le frequenze emesse da apparati di telecomunicazioni rientrano nella banda delle radiazioni non ionizzanti.
Non vi è alcuna evidenza scientifica che indichi una correlazione tra epidemia da nuovo Coronavirus e rete 5G. Ad oggi, e dopo molte ricerche effettuate, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale all'esposizione alle tecnologie wireless.
Per approfondimento consulta il sito del Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4327
ICNIRP
La Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) è una commissione internazionale indipendente creata nel 1992 con sede in Germania. Ha ereditato i compiti del comitato IRPA/INIRC (1973-1992).
Il limite di base ICNIRP, definito dalle “Linee guida per la limitazione dell’esposizione a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo ed a campi elettromagnetici (fino a 300 GHz)” e recepito dalla raccomandazione UE (1999/519/CE), varia al variare della banda di frequenza considerata. Ad esempio, per la banda a 700 MHz il limite espresso in densità di potenza è di 3.8 W/m² (37.8 V/m); il limite vigente in Italia è di 0,1 W/m² (6V/m), fisso per qualsiasi banda di frequenza.
I limiti di esposizione vengono definiti con riferimento all’effetto critico. L’effetto critico è il primo effetto biologico potenzialmente significativo per la salute che si manifesta all’aumentare dell’esposizione. Questo criterio garantisce una adeguata protezione per qualunque soggetto e qualunque modalità di esposizione. Il livello di esposizione della popolazione correlato all’effetto critico è stato ridotto di 50 volte e a tale valore è stato fissato il limite di esposizione internazionale. L’Italia ha deciso di fissare un valore addirittura fino a 5.000 volte più basso del valore soglia identificato all’ICNIRP.
L’ICNIRP definisce delle linee guida atte a proteggere da tutti gli effetti nocivi per la salute, indipendentemente dal fatto che si verifichino immediatamente dopo l'esposizione o che si sviluppino dopo molto tempo. Le nuove linee guida dell’ICNIRP sono state pubblicate a marzo 2020 e hanno confermato, per gli impianti di telecomunicazione, gli stessi valori limite che erano stati stabiliti dalle precedenti linee guida ICNIRP del 1998. Le nuove linee guida proteggono contro tutti i potenziali effetti nocivi per la salute relativi all’esposizione dovuta alle tecnologie 5G.
Nell’intervallo di frequenze utilizzate per la telefonia cellulare, i limiti italiani in termini di densità di potenza (la grandezza direttamente correlata all’assorbimento di energia nel corpo) per la popolazione generale sono tra 20 e 100 volte inferiori a quelli dell’ICNIRP. Il divario cresce all’aumentare della frequenza ed è massimo alle nuove frequenze usate per la tecnologia 5G. Per esempio, il limite italiano per le frequenze a 700 MHz di 0,1W/m² è di 38 volte inferiore a quello dell’ICNIRP, pertanto è 1.900 volte inferiore rispetto alla soglia critica. Il limite italiano è stato fissato arbitrariamente, nel senso che non è giustificato da dati scientifici bensì da un generico atteggiamento di cautela nei confronti dei limiti internazionali, pur improntati al principio di precauzione.
A livello UE, tutti i Paesi applicano i limiti definiti dalle linee guida ICNIRP eccetto: Italia (0,1 W/m²), Belgio (0,21 W/m²), Grecia (6,0 W/m²), , Croazia (1,7 W/m²), Bulgaria (0,1 W/m²). Polonia e Lituania hanno di recente armonizzato i propri limiti di esposizione a quelli definiti dall’ICNIRP e dalla Raccomandazione Europea.
Per approfondimenti: Istituto Superiore di Sanità, Traduzione italiana delle “Frequently Asked Questions related to the ICNIRP RF Guidelines 2020” pubblicate sul sito della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti (ICNIRP) https://www.icnirp.org/en/rf-faq/index.html

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